Torno a parlare di un argomento di attualità perché ci sono state domande sul gruppo di recente e mi sembra giusto parlarne in separata sede (info dal blog Associazione Italiana Favismo ed altro)
IL FAVISMO
Si parla di favismo in presenza di un difetto congenito di un enzima normalmente presente nei globuli rossi, la cui carenza provoca un’improvvisa distruzione dei globuli rossi (emolisi) e quindi la comparsa di anemia emolitica con ittero, quando il soggetto che ne è carente entra a contatto con alcune sostanze ed alimenti (fave, piselli, verbena Hybrida, varie droghe vegetali od alcuni farmaci) che agiscono da “fattori scatenanti”. Nei casi gravi, circa la metà dei globuli rossi viene distrutta; la cute e le mucose diventano intensamente pallide, oltre che itteriche, le urine ipercolorate, e compaiono i segni di un collasso cardiocircolatorio.
Il difetto enzimatico si trasmette ereditariamente con il cromosoma X del sesso: i maschi ne sono colpiti in forma grave mentre le femmine, che sono portatrici del gene anomalo e possono trasmetterlo ai propri figli, si ammalano di forme più lievi. È diffuso soprattutto in Africa (nei bantu raggiunge una frequenza del 20% circa), ma si riscontra spesso anche nelle popolazioni dell’Asia meridionale e del bacino mediterraneo, dove in alcune zone (Grecia, Sardegna) raggiunge una frequenza variabile dal 4 al 30%.
La malattia si manifesta in modo improvviso, 12-48 ore dopo l’assunzione di fave fresche (o degli altri alimenti o medicinali summenzionati): il bambino diventa di colorito giallo intenso su fondo pallido. Nei casi gravi, circa la metà dei globuli rossi viene distrutta; la cute e le mucose diventano allora intensamente pallide, oltre che itteriche, le urine ipercolorate, e compaiono i segni di un collasso cardiocircolatorio.
Il deficit di glucosio-6-fosfato-deidrogenasi può esser accertato mediante la determinazione dell’enzima nei globuli rossi. Questo esame è indispensabile per la diagnosi ed è utile anche per identificare i portatori del difetto, che possiedono valori intermedi fra quelli dei soggetti normali e quelli dei soggetti carenti (in questi ultimi il livello di glucosio-6-fosfato-deidrogenasi è di pochissime unità) Possibili portatori del gene anomalo sono le madri e le sorelle del bambino affetto da favismo.
Da notare che esistono più di 400 varianti della carenza ed ognuno dei soggetti interessati reagisce in modo diverso ad alcuni cibi e ad alcuni farmaci e la reazione potrebbe essere enfatizzata dallo stato psicofisico generale. Alcune persone sono più sensibili di altre. Oltre alle fave, altri elementi possono essere dannosi per i carenti. Bisogna pertanto essere consapevoli del fatto che esistono questi rischi.
I sintomi:
Improvvisa insorgenza di febbre e di ittero della cute e delle mucose,
Urine ipercolorate, giallo-arancione,
Pallore, debolezza, compromissione delle condizioni generali,
Respiro frequente, difficoltoso,
Polso rapido, debole, poco apprezzabile.
L’evoluzione:
Il difetto di glucosio-6-fosfato-deidrogenasi consente una vita perfettamente normale e non comporta in genere alcun disturbo, purché il soggetto colpito non ingerisca fave o determinati farmaci che possono provocare la crisi emolitica acuta. È perciò indispensabile che la condizione di carenza sia nota per prevenire questi rischi. Il favismo in fase acuta è invece una condizione piuttosto pericolosa, in quanto l’anemizzazione può essere rapida (poche ore) e drammatica, mettendo in serio pericolo la sopravvivenza del bambino.
Come si cura:
L’unica terapia del favismo in crisi emolitica è una immediata trasfusione di sangue fresco. Al più presto possibile, il ragazzo dovrà essere ricoverato in ospedale ove sarà possibile, dopo la trasfusione (sovente sono necessarie più trasfusioni nei primi giorni di ricovero), eseguire gli indispensabili accertamenti per individuare la condizione di deficit enzimatico. In questa occasione anche la madre, le sorelle e gli altri familiari saranno sottoposti agli opportuni esami ematologici.
Quali precauzioni occorre usare:
Non assumere alcun medicinale elencato nelle liste fornite dallo specialista o dall’Associazione senza PRIMA consultare un medico. Evitare le fave (e le piante delle fave).
Informare sempre ai medici che vi visitano della carenza di G6PD (fornendo loro la lista dei farmaci).
NON utilizzare MAI le sostanze segnalate come pericolose, in particolare methi, lawsionia e indigo ed altre erbe, ma ne parleremo più sotto
La crisi emolitica:
La crisi si manifesta improvvisamente, da 12 a 48 ore dopo l’ingestione di cibi o farmaci a rischio. Tra i sintomi potrebbero esserci stanchezza acuta e miastenia, respiro difficoltoso, battito cardiaco irregolare, pallore abnorme, e/o insorgenza di ittero, le urine potrebbero essere di un colore arancio scuro.
L’hennè e le altre erbe:
Parto con una citazione dal sito dell’Associazione Italiana favismo che tra gli elementi vari, oltre ai medicinali, che dovrebbero essere evitati in caso di favismo indica: “l’Indigofera tinctoria (cosiddetto hennè nero) e la Lawsonia inermis (hennè) ed altri coloranti affini, usati in Italia sia per i tatuaggi temporanei (attenzione a quelli NERI proposti in spiaggia, sono pericolosi per TUTTI, perché facilmente contengono PPD), sia per tingere i capelli: cit. Ann Trop Pediatr 16: 287, 1996 Int J Clin Pract 58: 530, 2004: hanno mostrato che in persone con enzimopenia G6PD (favismo), la Henna, anche per uso esterno, può causare attacchi emolitici o comunque emolisi eccessiva. Esperimenti in vitro fanno pensare che la sostanza responsabile dell’emolisi sia il 2-idrossi-1,4-naphthochinone (o lawsone: vedi Pediatrcis 97:707,1996)”.
La risposta però non mi ha soddisfatto per nulla, si parla genericamente di coloranti affini, ma in sostanza di quali??
Il caso X:
Il team di una nota casa produttrice di erbe ayurvediche tintorie e non tintorie ha eseguito prove specifiche per una loro cliente favica che chiedeva quali erbe tintorie avrebbe potuto utilizzare e mi spiace per voi ma le risposte non sono state confortanti. Ma vediamo il caso…
La ragazza X in questione riferiva di avere problemi in presenza di naftochinone (che è il pigmento tintorio presente in molte erbe) per effetto dell’INALAZIONE dello stesso, il che ovviamente avviene sia nel momento della preparazione dell’impasto che della stesura/posa. Addirittura la ragazza riferiva di essere stata male semplicemente annusando la polvere nel contenitore, quindi non parliamo di una cosa lieve, per capirci. Inoltre, la ragazza riferiva di aver saputo dallo specialista che l’ha in cura, di non poter usare per certo lawsonia e mallo di noce ma non sapeva se altre erbe tintorie avrebbero potuto esporla al rischio di una crisi emolitica, che ovviamente voleva scongiurare!
La FEI (Federazione Italiana Erboristi) in merito al quesito posto dal produttore ha fermamente sconsigliato di incorrere in questo tipo di situazioni di rischio: “infatti le piante lavorate per imbustamento nelle stesse macchine possono lasciare residui e quindi portare eventuali problemi di salute”. Senza contare il fatto che si parla di gruppi cromofori misti in molte piante tintorie, anche a seconda della provenienza di origine della pianta, dato difficile da valutare.
Alla luce del fatto che la stessa ragazza riferiva poi di aver sentito da altre ragazze di problemi causati da utilizzo di cassia, katam, indigo e robbia, presumibilmente per contaminazione sia in sede di coltivazione che di preparazione, il produttore in questione ha deciso di effettuare alcuni test su erbe tintorie e non tintorie per verificare la presenza di naftochinoni. Purtroppo il test è stato possibile per motivi tecnici solo su alcune tra le più famose: specificatamente su campeggio, robbia cordifolia, robbia tintoria, cassia obovata, alkanna, rabarbaro, ibisco e amla.
Ebbene, il risultato è stato POSITIVO per tutte le erbe tranne per il campeggio, occhio che positivo vuol dire che queste erbe CONTENGONO naftochinone, quindi NON possono essere utilizzate. Ciò detto il produttore in questione ha ritenuto, proprio per il discorso contaminazione in fase di preparazione, di SCONSIGLIARE l’uso di tutte queste erbe, campeggio COMPRESO e mi sento di aderire in pieno a questa posizione di CAUTELA!
Riassumendo, i problemi circa l’utilizzo di queste erbe sono sostanzialmente DUE:
1) La crisi emolitica si POTREBBE scatenare per effetto dell’INALAZIONE delle erbe e non dell’INGESTIONE come normalmente capita in caso di allergia, capite bene che il rischio si presenta sia in fase di apertura della confezione che di preparazione che di stesura e posa dell’impacco, praticamente SEMPRE, decisamente non vale la pena di rischiare;
2) Il problema non è tanto delle erbe in sè, alcune erbe tintorie e non tintorie sembrano infatti non essere incompatibili con il favismo, il problema VERO è la contaminazione durante la produzione (e probabilmente anche durante la coltivazione). In sostanza, visto che i macchinari utilizzati per la produzione di erbe sono gli stessi di quelli della produzione di hennè e NON sono differenziati, durante la preparazione di…supponiamo Sidr (che non è tra le sostanze segnalate dall’Associazione Favismo) il prodotto verrebbe esposto a contaminazioni di precedenti preparazioni, ad esempio di Lawsonia o Indigo (che invece sono segnalata come sostanze NO). Un po’ come accade per le allergie alimentari o la celiachia (e infatti negli alimenti trovate la seguente scritta: “il prodotto può contenere tracce di …” per allertare gli interessati), i soggetti che ne soffrono devono per forza di cose affidarsi a produttori che garantiscono linee di produzione rigorosamente SEPARATE, il che di fatto NON è nel caso delle erbe tintorie e non.
Alla luce di quanto sopra, ritengo di invitarvi a NON usare queste erbe!
Non ho trovato invece alcuna indicazione circa i soggetti PORTATORI SANI (esclusivamente donne) del gene: vale per me sempre il principio dell’astensione in via precauzionale: NON fate hennè o altre erbe tintorie o non tintorie, mi spiace per voi ma a mio giudizio sulla salute non si scherza mai!!
Ribadisco, in caso di dubbio NON utilizzateli MAI, mi raccomando. Qui non si tratta di semplice allergia, più o meno grave, ma come si suol dire di vita o di morte, mi raccomando chiedete allo specialista che vi ha in cura cosa potete utilizzare in alternativa (probabilmente tinte chimiche, testate).
Attenzione anche ad usare questi prodotti in presenza di soggetti favici (in particolar modo soggetti maschi): poiché il problema sembra presentarsi per effetto dell’inalazione delle polveri, che in questo modo entrano in circolo nell’organismo, è assolutamente necessario effettuare l’impacco (quindi sia la preparazione che la posa per capirci) in ambienti separati e successivamente ben areati per NON esporli al pericolo di inalazione con le conseguenze del caso.
Ad ogni modo consigliamo sempre la cautela…come mi piace sempre dire “naturale non è sinonimo di sicuro” per cui, (non mi riferisco ai soggetti affetti da favismo perché a queste sostanze non dovranno proprio avvicinarsi), eseguite SEMPRE un patch test prima di utilizzare qualsi sostanza
??“Test Casalingo per le reazioni Allerghiche”
COMMENTS
Ciao!
Vorrei chiederti, quindi io che sono fabrica e portatrice sana non dovrei utilizzare nessun tipo di erba ayurvedica?
Tipo la polvere di Neem, Amla, ghassoul, shikakai ecc?
Grazie e spero di avere presto una tua risposta
Ciao Patrizia, solo per l’indigo e laswonia e le erbe tintorie in generale, comunque per qualsisi dubbio si rivolga al medico curante